E’ uscito il nuovo film del regista del Sesto Senso, M. Night Shyamalan: Bussano alla porta è un classico, come conferma anche il regista, da poco presente a Roma che lo definisce: “La sensazione di cui sono drogato”.
Chi ha confidenza con la filmografia del regista de Il Sesto Senso, non potrà stupirsi del suo ultimo lungometraggio e conosce la sua capacità di puntare altissimo e non cedere a compromessi tra trame ardite e imperfette: Bussano alla porta è forse quello che mancava alla lista di film di M. Night Shyamalan.
Nel film c’è di mezzo la fine del mondo questa volta e non ne siamo del tutto stupiti: succede infatti che quattro persone, bussano alla porta del cottage in cui i due protagonisti, Eric e Andrew, sono andati in vacanza con la loro bambina, e vengono a sostenere che il mondo sta per finire.
Per evitare questa apocalisse, i quattro figuri diranno alla felice famigliola che l’unico modo è quello che uno tra i due uccida un membro della famiglia. Il loro scopo quindi sarà convincerli che quel che dicono sia vero ma non solo ai suoi personaggi anche agli spettatori.
La lettura del film si presenta così molto più attuale: ha a che vedere con il modo con cui noi veniamo a patti o addirittura neghiamo o accettiamo l’idea di una possibile fine.
Recentemente gli amici del canale YouTube MadRog Cinema hanno avuto la fortuna di incontrare il regista a Roma. Come ha spiegato lo stesso Shyalaman: “Adrew vede che nel mondo ci sono gli tsunami, c’è una pandemia e tanto altro ancora ma per lui non vuol dire niente.”
Shyamalan poi lascia intendere che queste quattro persone che vengono a bussare alla porta del cottage, potrebbero in realtà simboleggiare, o addirittura essere, i quattro cavalieri dell’Apocalisse: il problema è che nel film non lo sembrano affatto:
“Come sarebbero i quattro cavalieri nella vita vera? Quello mi interessava: prendere qualcosa di mitologico e portarlo in una situazione contemporanea e vedere che magari sono persone comuni, magari un cuoco che non sa molto di quello in cui è coinvolto. Allora è più difficile credere non sia un matto”.
Il film è tratto dal romanzo La casa alla fine del mondo. Lo stesso regista lo ammette, pur precisando che è servito solo come spunto e da ispirazione. “Non è un adattamento, attenzione!” ha precisato.